“L’argomento di questa commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non molto tempo fa, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di S. Marco, e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una comica rappresentazione”. Così scrive Goldoni in una nota introduttiva (“L’autore a chi legge”) a “Un curioso accidente”, commedia scritta nel 1760 ed ambientata a L’Aja, in una nobile dimora olandese, intorno alla seconda metà del Settecento. Sotto il ben congegnato meccanismo scenico affiorano aspetti centrali dell’arte goldoniana: il gioco della seduzione, i diversi modi di intendere ed affrontare l’amore, l’eterno conflitto tra genitori e figli. Da una parte un padre che, troppo compiaciuto del successo sociale, non sa capire i sentimenti della figlia e, dall’altra, una figlia che non osando sfidare direttamente l’autorità paterna, nasconde il suo amore contrastato con un sotterfugio che innesterà tutta una serie di “curiosi” equivoci. Ne risulta una commedia che ha l’aspetto di un divertissement leggero con un intreccio piacevole, semplice e trasparente, privo di trame intricate e complesse: il cerchio tracciato racchiude la vita, senza nasconderla e senza spegnerla. E la vita è colma di tenerezze, di sogni, di malinconie, di piccole pazzie e di grandi tracotanze, di cuore e di ragione, di tirannia ed amore.
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