Maschere nude di Luigi Pirandello
Spettacolo intenso di quella carica emotiva che solo un grande autore come Pirandello ci sa dare, si compone di due atti unici che risultano essere due grandi capolavori della letteratura italiana: “L’uomo dal fiore in bocca” e “La patente”. Tratto dalla novella “Caffè notturno”, L’uomo dal fiore in bocca, è stato rappresentato per la prima volta il 21 febbraio 1923 .Si tratta di un atto unico in cui l’uomo e l’interlocutore si confrontano sul senso della vita: l’uomo che sta per morire (il fiore è la metafora dell’epitelioma, il cancro che lo condanna) e per il quale la vita ha il senso di un microcosmo da osservare con l’intensità e il rigore scientifico di un entomologo, e l’interlocutore, invece, che rappresenta la normalità di chi ha tutto il tempo davanti a sé, e si lascia coinvolgere in una piccola serie di eventi quotidiani. L’atmosfera, inizialmente realistica, acquista presto una valenza metafisica nell’analisi ossessiva che il protagonista propone attraverso una gestualità spiata da un mondo che ormai lo trova come mero spettatore. La patente , pubblicata nel 1915, rappresenta il dramma dell’uomo costretto in un’immagine nella quale gli altri lo hanno calato. E’ la storia dolorosa e grottesca di Rosario Chiarchiaro, padre di famiglia che, allontanato dalla società perché considerato iettatore, perde il lavoro e vive di stenti. Decide di chiamare in tribunale i suoi diffamatori non per ottenerne la condanna, ma per vedersi ufficialmente riconosciuta la qualifica di iettatore, la patente, appunto. Apparentemente grottesco e bizzarro, in realtà il protagonista ha tutta la comprensione di Pirandello che esprime in questa novella il suo pessimismo e rivela grande partecipazione al triste destino degli uomini.