TEATRO CLASSICO

Difendiamo il teatro classico, che rimarrà sempre la base di quello contemporaneo e di ricerca. Senza esso, non si può capire e gustare a pieno l’altro: sono due facce della stessa medaglia.

Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello

Si dice che un classico non muore mai, che un classico non passa mai di moda: Pirandello è un classico, e come classico continua ad essere rappresentato. All’origine, come spesso accade nel caso di questo autore, era una novella, Tirocinio, scritta nel 1905 per un pubblico borghese desideroso di ridere di tutto, anche di sé stesso. Nel 1917 il racconto diviene una commedia, una delle prime dell’autore a contenere  tutta quella che sarà la sua drammaturgia: le maschere, le apparenze, il teatro nel teatro. Siamo in un salotto borghese di primo Novecento, un salotto in cui il marchese Fabio Colli, separato, e Maddalena, madre di Agata, tentano di convincere quest’ultima,  rimasta incinta, ad accettare un matrimonio di facciata che possa conservare la reciproca reputazione e possa donare rispettabilità anche al nascituro. Il mezzo per salvaguardare le apparenze si chiama Angelo Baldovino, un uomo miserabile disposto a sposare per finta una donna. Come spesso accade nel caso di Pirandello, si tratta di facciata, di apparenza. Baldovino non è un uomo onesto, non lo è mai stato. Questo matrimonio rappresenta per lui un modo per liberarsi dalle oscure a taciute colpe passate. Ecco perché, nel momento stesso di fingersi onesto, il protagonista sceglie di portare alle estreme conseguenze le modalità e le forme di quella che è, all’interno della famiglia, una pura e semplice finzione. Di qui prende avvio l’essenza più profonda dello spettacolo, a metà fra la farsa e la tragedia. In controtendenza proprio con le convenzioni, quello che è nato come un inganno sociale si trasforma nell’unione vera di due esseri: la maschera è stata sconfitta e, per una volta, trionfa la vita tanto che il protagonista sposerà per finta una donna ma sul serio l’onestà. Nel nostro allestimento ci siamo concentrati sui quattro personaggi essenziali della vicenda, snellendo i dialoghi, spesso molto contorti e complicati pur lasciando integra la natura pirandelliana del testo: lo spettacolo risulta essere così più snello e lineare, adatto anche ad un pubblico giovane e meno preparato al teatro moderno.

Maschere nude di Luigi Pirandello

Spettacolo intenso di quella carica emotiva che solo un grande autore come Pirandello ci sa dare, si compone di due atti unici che risultano essere due grandi capolavori della letteratura italiana: “L’uomo dal fiore in bocca” e “La patente”. Tratto dalla novella “Caffè notturno”L’uomo dal fiore in bocca, è stato rappresentato per la prima volta il 21 febbraio 1923 .Si tratta di un atto unico in cui l’uomo e l’interlocutore si confrontano sul senso della vita: l’uomo che sta per morire (il fiore è la metafora dell’epitelioma, il cancro che lo condanna) e per il quale la vita ha il senso di un microcosmo da osservare con l’intensità e il rigore scientifico di un entomologo, e l’interlocutore, invece, che rappresenta la normalità di chi ha tutto il tempo davanti a sé, e si lascia coinvolgere in una piccola serie di eventi quotidiani. L’atmosfera, inizialmente realistica, acquista presto una valenza metafisica nell’analisi ossessiva che il protagonista propone attraverso una gestualità spiata da un mondo che ormai lo trova come mero spettatore. La patente , pubblicata nel 1915, rappresenta il dramma dell’uomo costretto in un’immagine nella quale gli altri lo hanno calato. E’ la storia dolorosa e grottesca di Rosario Chiarchiaro, padre di famiglia che, allontanato dalla società perché considerato iettatore, perde il lavoro e vive di stenti. Decide di chiamare in tribunale i suoi diffamatori non per ottenerne la condanna, ma per vedersi ufficialmente riconosciuta la qualifica di iettatore, la patente, appunto. Apparentemente grottesco e bizzarro, in realtà il protagonista ha tutta la comprensione di Pirandello che esprime in questa novella il suo pessimismo e rivela grande partecipazione al triste destino degli uomini.

La prima volta che sono morto di Aldo De Benedetti

Divertente e originale commedia tratta da una grande capolavoro di Aldo de Benetti, fu rappresentata per la prima volta al teatro Eliseo di Roma nel 1945 e ottenne un grandissimo successo tanto che ne fu subito tratto un film con protagonisti Vittorio De Sica, Isa Miranda e Omo Cervi. Un povero impiegato, Adriano, una sera tornando a casa si sente male, perde conoscenza e il medico lo considera morto. Già sistemato nella cassa, si risveglia dopo qualche ora, tra il terrore della moglie Maria che dapprima lo crede uno spettro. I due coniugi, felici, stanno per cenare in tranquillità prima di dare il lieto annuncio a parenti e amici, quando all’improvviso Adriano si ricorda, frugando fra carte e telegrammi, di aver stipulato un’assicurazione sulla vita che frutterebbe alla moglie, in caso di morte, la favolosa somma di trecentomila lire. La tentazione è forte, e Adriano, vinte le resistenze di Maria, decide di non cambiare le cose e di continuare a far credere a tutti di essere morto. Si finge cognato di Maria e i due vanno a stabilirsi per qualche tempo in una ridente località balneare, dove nessuno li conosce fino a che… Spettacolo esilarante e coinvolgente ricco di colpi di scena e risvolti sia comici che amari che ci lascia con il fiato sospeso fino all’ultima battuta. Un lavoro di straordinario talento di un grande nome del teatro italiano.

Recital Leopardi

Un momento di lettura onirica emozionante per tuffarsi nello straordinario e misterioso mondo leopardiano, un percorso di sensazioni sul sentiero della vita del più grande poeta e filosofo italiano. Così abbiamo voluto affiancare alle nostre produzioni di teatro classico una novità assoluta, un recital tra poesia e teatro di notevole impatto emozionale e drammaturgico: una mescolanza di discorsi, monologhi, prosa, poesia e musica. Traguardo di un percorso culturale sull’autore, sulla sua vita e sul suo modo di vedere e di pensare il mondo, le letture sono strutturate in due filoni che si intrecciano, si amalgamano e danno vita ad un’unica essenza “leopardiana”: gli inni più conosciuti incontrano le sempre attuali Operette Morali e gli affascinanti temi dello Zibaldone. Filosofia e poesia sono un corpo unico, niente è lasciato al caso: i pensieri, le parole, i dialoghi, le musiche sono frutto di un accurato studio, oltre che della poetica, anche della vita e del modo di essere del Conte Leopardi. Con la straordinaria voce di Angelo Lelio,  figlio della storica famiglia d’arte, un fantastico viaggio tra pensieri, sogni, illusioni e disinganni del poeta, del pensatore, dell’uomo Giacomo Leopardi.